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Christian Cappello

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Credo che la storia di ogni paese sia molto importante e come tale debba essere custodita e preservata. Se vi trovate ad Auronzo e vorrete immedesimarvi per un po’ nella vita paesana d’un tempo quest’articolo fa sicuramente a caso vostro, infatti oltre alla piazza e la chiesa,. il lavatoio e il macello erano punti di aggregazione fondamentali per la vita del paese.

Il macello pubblico

Il Macello pubblico è facilmente raggiungibile dal centro di Auronzo, si trova a poca distanza dal municipio. Tenendo il municipio alle vostre spalle voltate a destra lungo via Stadio fino ad arrivare a via Piave, da lì girate a sinistra per via de Filippo, il macello si troverà alla vostra sinistra.

Un tempo le famiglie di Auronzo macellavano i propri animali in casa, in maniera autonoma. Con la crescita dell’allevamento e del paese, si è reso necessario riservare degli spazi specifici, isolati dalle abitazioni, adibiti alla macellazione degli animali. Il macello pubblico di Auronzo adibiva proprio a questa funzione, era un luogo d’aggregazione frequentato dagli uomini del villaggio, per alcuni la macellazione era un vero e proprio giorno di festa. La carne non si mangiava ogni giorno, non era reperibile, le bestie erano molto più valorizzate e i più piccoli erano consapevoli del sacrificio dell’animale.

Il lavatoio comunale.

Il lavatoio si trova a poche decine di metri dal Macello pubblico, proseguendo per la strada in salita.

 

Perché dedicare attenzione a queste strutture non certo famose per il loro valore artistico? Semplicemente perché hanno fatto parte della vita quotidiana di svariate generazioni di donne fino a pochi anni fa. Oggi non è neppure immaginabile la fatica delle massaie che chine nei lavatoi strofinavano a mano i panni in queste aree pubbliche. Qui si sono tramandate storie e leggende come il gallo punzecchiato tre volte. Le notizie giravano di bocca in bocca, più veloce dei giornali. Si raccontavano veri spaccati di vita quotidiana che caratterizzavano i nostri paesi e le nostre città. Mentre le mamme lavavano i panni i numerosi bambini giocavano spensierati tra i prati lì accanto.

Il lavatoio di Auronzo è stato recentemente ristrutturato, è presente una bella tettoia in legno posta a protezione della lunga vasca dove un tempo le massaie sfregavano i panni. Ci siamo soffermati ad ascoltare il gorgoglio dell’acqua avvolti dal silenzio poco consono al passato di questo posto speciale.

La Madonna della Grotta

Se si prosegue lungo la strada in salita per circa 200 metri si arriva alla chiesetta a cielo aperto dedicata alla Madonna di Lourdes. Questo è un posto molto carino dove fermarsi magari a leggere un bel libro o semplicemente per ascoltare il silenzio rotto dai rumori del bosco e della natura che circonda la bellissima Auronzo di Cadore. Interessante anche la campana posta sopra la statua della Madonna il cui suono è udibile in tutto il paese.

Questa breve camminata è percorribile da tutti con facilità, la strada in salita non è molto lunga e quindi poco faticosa. La strada asfaltata è adatta anche ai disabili. Questa breve escursione a pochi passi dal centro richiede meno di un’ora di tempo in totale.

Custodita e protetta tra le montagne, a poca distanza da Auronzo di Cadore e dal mitico lago di Misurina, si trova una foresta che pare incantata, dove animali, insetti e alti alberi vivono tra loro in simbiosi, sto parlando della foresta di Somadida.  Questa foresta fa parte di una riserva istituita nel 1972 e si estende per una superficie di 1676 ettari.

Come arrivare

Raggiungere la foresta di Somadida è facile e il parcheggio per l’auto è comodo e agevole. Da Auronzo si percorre la strada regionale 48 direzione Misurina. Dopo 16,6 km si arriva a Palaus San Marco, sulla sinistra noterete il cartello in foto che indica dove dovrete svoltare per raggiungere il parcheggio gratuito.

Il percorso informativo

Dopo aver parcheggiato l’auto, oltrepassate il ponticello e in pochi passi arriverete nel complesso di graziose case in legno dove inizia il bel percorso alla scoperta dell’area. Subito sulla destra troverete una mappa indicante l’area protetta e il territorio di cui ne fa parte mentre sulla sinistra ecco il centro ecologico. All’interno della caratteristica casetta in legno tra i pannelli esplicativi si possono scoprire gli animali che vivono in quest’area come il tasso, la martora, l’ermellino e la volpe. In esposizione si trovano alcuni vasi contenenti veri serpenti conservati in alcol.

A poca distanza si raggiunge una biblioteca pubblica dove è possibile sfogliare mappe, guide, libri di saggistica e narrativa anche per ragazzi. I libri si possono consultare gratuitamente, noi ci siamo seduti  in una panchina tra le strutture in legno approfondendo la nostra conoscenza di questo interessante territorio.

Dietro la biblioteca si trova una grande zattera costruita a mano, ma questo non certo un luogo dove ci si aspetta di trovarla che dite? Un motivo c’è, anzi, una vera e propria parte di storia del Veneto e di Venezia. Questa zattera è chiamata Raso, veniva utilizzata per trasportare il legname a Venezia per la costruzione di barche, case e non solo. Il prezioso legname era trasportato a valle per chilometri e chilometri lungo fiumi a tratti impetuosi e difficili. Era un lavoro pericoloso e solo pochi erano i coraggiosi che sfidavano le forze della natura per arrivare fino a Venezia con questi grandi carichi di legno.

Il giardino delle Farfalle

Vicino si trova il giardino delle farfalle, un percorso carino dove nei mesi primaverili ed estivi è possibile vedere alcune specie di farfalle. Questo spazio nasce nel 2012 come strumento di educazione ambientale volto ad avvicinare tutti i visitatori ad un mondo meraviglioso e poco conosciuto, quale quello delle farfalle.

Le farfalle hanno un complesso ciclo biologico caratterizzato dalla metamorfosi da bruco che trova ospitalità in una particolare pianta. Questo bruco gioca un ruolo chiave nella impollinazione. Per questo, le farfalle sono uno dei gruppi di animali più adatti a monitorare i cambiamenti ambientali.

S.O.S. farfalle è una rete di giardini che ha l’obiettivo di aiutare le farfalle a vivere meglio, dimostrando come ognuno di noi possa contribuire in piccolo per ingrandire questa rete. Se nel proprio giardino si privilegiassero alcune piante come finocchio selvatico, si favorirebbe la salvaguardia di questi insetti.

La foresta

Qui tutt’intorno si è circondati da alberi d’alto fusto che ti fanno sentire piccolo a loro confronto. La nostra passeggiata ci ha portati lungo dei sentieri nel cuore di questa foresta. Accompagnati dal rumore di rami secchi e dallo stormire sommesso di foglie che sembravano parlarci abbiamo scoperto fiori, muschi e licheni che caratterizzano il sottobosco. Davvero un bel percorso anche per i più piccoli, visitare la foresta di Somadida è un’esperienza sicuramente da fare.

Oggi vi portiamo alla scoperta di un angolo del comprensorio di Auronzo/Misurina dove è possibile vedere i resti di un’antica strada romana che un tempo attraversava il Cadore tra spettacolari panorami e belle chiese, come il Santuario della Madonna di Loreto.

Lozzo di Cadore è situato a circa 10 minuti da Auronzo. Il paesino conta poco più di 1600 abitanti e sorge ad un’altitudine di 756 m.s.l.d.m. nei pressi del Rio Rin. Per raggiungere la via romana e il santuario – dopo essere arrivati a Lozzo – seguite le indicazioni per il campo sportivo, di fronte si trova un parcheggio gratuito accanto ad un parco giochi. Dopo aver lasciato l’auto proseguite per la strada in salita per poi imboccare Via Loreto, dopo circa 300 metri la strada asfaltata termina ed inizia un breve tratto sterrato. Si aprirà un panorama nella valle sottostate con panchine dove sedersi per un picnic, per i più piccoli sono presenti dei giochi dove passare del tempo spensierato; il santuario di Loreto è a 100 metri.

Il santuario è stato costruito rispettando le forme del gotico postumo, riconoscibili nel coro pentagonale e nel soffitto a volta con nervature che intrecciano stelle fantasiose. La forma attuale è dovuta a successive aggiunte di  sagrestia, corridoio e cappellina. Il portico antistante è sorretto da robuste colonne lignee e racchiude un’area vasta più della navata per l’accoglienza dei fedeli.

La copertura a ripidi spioventi è a scandole lignee. Adornano l’interno una fastosa trabeazione e seicenteschi altari lignei intagliati e dorati alla maniera di Girolamo Comuzzo, celebre maestro intagliatore di Gemona del XVII secolo.

Le due pale classicheggianti sono opera di Tomaso Da Rin (1838-1922) di Laggio; una rappresenta l’immagine lauretana della Vergine, di Laggio; una rappresenta l’immagine lauretana della Vergine, l’altra Maria bambina.

Proseguendo per il sentiero in salita dove l’occhio spazia tra le montagne, la valle sottostante e paesini, si iniziano ad intravedere le profonde carreggiate scavate nella roccia viva dal passaggio di migliaia di carri trainati da asini e buoi. Questo è un interessantissimo ritrovamento che testimonia quest’opera ritenuta preromana o d’epoca romana. La strada proseguiva pianeggiante nel bosco fino al franamento della Ruoiba, per scendere poco dopo ai Treponti, punto di congiunzion

e con la via per Auronzo e per il Comelico.

Sicuramente in passato Lozzo di Cadore ricopriva un ruolo fondamentale, specialmente sotto l’aspetto viario. Attraverso questo passaggio si sviluppava la gran parte del traffico diretto o proveniente dal resto del Cadore e dalla pianura.

Tratto dal libro “Pagine di Storia e Itinerari turistici di Lozzo di Cadore” del Maestro Ezio Baldovin.

“A quanto pare, fu accolta con poco favore la idea di una possibile primitiva strada che, attraverso Revis, collegasse Lozzo verso occidente al resto del Cadore; attendibile appare l’importanza attribuita nei secoli alla cosiddetta via “dei coleniei”, qualche decina di metri più alta di quella che oggi conduce alla cinquecentesca chiesetta della Madonna della Neve, in Val di Croce, in territorio di Domegge. In senso opposto, dal ponte di Lozzo sul Rin, la strada saliva alla Piazza Vecchia del paese, oggi intitolata a Pietro Fortunato Calvi, e alla Riva de Brodevin; superava l’antica necropoli e proseguiva spedita verso est per Crodego, le Astre, col Campion e Loreto.

Il comprensorio di Auronzo di Cadore è conosciuto per i suoi laghi ,per le tre Cime di Lavaredo , le molte attività che si possono svolgere anche con i bambini , ma pochi conoscono le misteriose rovine romane situate nel punto panoramico più bello del paese.

Oggi vi portiamo alla scoperta del Santuario Romano lungo un breve itinerario culturale e naturalistico che si sviluppa a poca distanza dal centro di Auronzo, precisamente dietro al cimitero con parcheggio gratuito.

In questa zona nel 2016 iniziarono i lavori di riqualificazione del complesso archeologico monte Calvario che valorizzarono la zona costruendo un solido sentiero. Il rinnovato percorso accessibile anche con i passeggini, guida il visitatore alla scoperta della zona.

Gli scavi allo stato attuale hanno rivelato almeno due fasi di costruzione del santuario, entrambe certamente riconducibili al periodo di età romana.

Si pensa che in precedenza i romani edificarono un basso recinto murario posto a sud rispetto la zona del pianoro, un blocco di travertino squadrato è stato recuperato al di la del muro, per gli studiosi un vero e proprio altare. In un secondo momento è stato realizzato un terrazzo in piano dove sono state collocate grosse scaglie di arenaria rossa, proprio qui sono stati ritrovati interessanti manufatti. Nel santuario di Auronzo il culto era rivolto a divinità chiamate maisteratorbos ‘(ai) Maisteratores”; lo stesso nome ricorre, abbreviato su monete di età romana.

Molto interessante sapere che in epoca romana il veneto antico aveva una propria scrittura, un alfabeto derivato da modelli etruschi documentati da iscrizioni su pietre, ceramiche e metalli. La scrittura si poteva leggere sia da destra che da sinistra, tra le parole non c’erano spazi e le tabelle con gli esercizi per imparare a scrivere, venivano riprodotte in bronzo per essere offerte alla divinità. Ciò prova il legame peculiare tra la scrittura e il culto, infatti un’ importate testimonianza è il ritrovamento di uno stilo ( strumento romano di scrittura) tra le rovine del santuario. Si pensa che fu probabilmente offerto alle divinità.

Le iscrizioni di Auronzo mostrano come la scrittura locale sia continuata anche dopo la romanizzazione, se pur con evidenti interferenze con l’alfabeto latino: il mantenimento di caratteri alfabetici locali potrebbe inquadrarsi in quel piano di restaurazione dell’età di Augusto, per cui la ripresa o la rivisitazione di culti tradizionali favoriva la legittimazione del potere politico romano.

Questo percorso è reso ancor più interessante dai molteplici pannelli posti lungo il tragitto mediante i quali si ha la possibilità di approfondire la scoperta di questo luogo storico. Oltre alla storia, la magia di questo posto è attribuibile alla posizione panoramica dalla quale è possibile ammirare il lago dall’alto e le montagne che lo circondano. Secondo me, questo è uno dei punti panoramici più belli di Auronzo.

Se vi piace la storia, questa non è l’unica testimonianza d’età romana. Poco più a valle infatti, vi consiglio di scoprire i resti della strada romana nel vicino paesino di Lozzo, famoso anche per i suoi romantici mulini tutt’ora funzionanti.

Tra le Dolomiti, lungo la strada statale 52 che percorre la valle d’Ansiei da Pieve di Cadore ad Auronzo c’è un luogo misterioso e non molto conosciuto: un posto dove la storia diventa leggenda.

Qui il fiume Piave incontra il fiume Ansiei in località Tre Ponti. Il nome di questo luogo deriva dal ponte triplo che collegava la valle D’Ansiei con la valle del Comelico e il Cadore. Il ponte purtroppo non c’è più, fu fatto brillare nel 1917 dagli italiani per fermare l’avanzata austriaca. Esattamente in questo angolo di bellezza montana si trovavano i resti di un ex centro termale al tempo molto famoso: i Bagni di Gogna, un luogo dall’atmosfera surreale che ha ispirato leggende e racconti.

Gogna era conosciuta già dal 1500: anche Cesare Vecellio descrisse i poteri curativi delle acque che scaturivano dalle quattro sorgenti. Si narra che Giulio Cesare si fermava in questo luogo durante i suoi viaggi per raggiungere Aquileia. Una tra tutte le leggende che aleggiano in questa zona è la storia di Attila che verso la conquista d’Italia passò per il Cadore e per l’antica città di Agònia che distrusse ma non prima di innamorarsi di una bella Cadorina che portò via con se.

Fu nel 1800 che questo luogo raggiunse il massimo della fama grazie all’edificazione di un vero e proprio centro termale all’avanguardia che divenne un centro turistico rinomato e conosciuto in tutt’Italia. Lo stabilimento era diviso in due parti: prima e seconda classe in due edifici dotati di caldaie che scaldavano l’acqua alla temperatura ideale. Immergersi in queste acque era consigliato per la cura dei reumatismi, dolori articolari e per problemi gastrointestinali.

Ben 24 erano le camere da bagno caratterizzate da vasche in pietra dove ci si immergeva e ci si rilassava, alcune di queste vasche sono tutt’ora visibili. In quest’area è oggi possibile conoscere la storia di questo luogo grazie anche alle informazioni riportate nei pannelli esplicativi esposti in zona .

La prima guerra mondiale segnò purtroppo il declino dei bagni di Gogna, le strutture infatti vennero requisite dallo stato italiano e trasformate in ospedale da campo. Alla fine della prima guerra mondiale lo stabilimento divenne una colonia infantile. Nel 1966 una spaventosa alluvione colpì la zona di Auronzo e il fango sommerse le sorgenti e i fabbricati.

Al giorno d’oggi possiamo vedere solamente i resti di ciò che un tempo era un posto frequentatissimo. La sorgente si trova ancora lì, con il suo caratteristico odore di zolfo percepibile tra gli alberi di questo bosco misterioso. La visita è consigliata a tutti, interessante ripercorrere parte della storia del Cadore in una breve passeggiata  a pochi passi dal Piave e da Auronzo di Cadore

Altre esperienze da fare in zona? A poca distanza si trova il caratteristico villaggio di Lozzo con i suoi mulini

Vi ho parlato degli importanti eventi di questo luogo su Storia del Monte Piana mentre continuando a leggere  scoprirete in dettaglio alcuni percorsi del monte piana in un interessante itinerario storico panoramico.

I sentieri, il percorso

Da Misurina, all’altezza dell’hotel Dolomiti Des Alpes girate a destra mantenendo il lago alla vostra destra per via Giude Alpine fino al parcheggio di fronte al Camping alla Baita, a pochi metri dal bar ristorante la Genzianella. Potete lasciare lì l’auto.

Precisamente di fronte al parcheggio, (ad ore 12) si trova una piccola baracca, nella stessa traiettoria ecco  il monte Piana con la sua caratteristica forma che ricorda un panettone; il percorso inizia propio da qui. 

Lasciandosi la romantica baracca alle spalle si procede per un tratto senza alcun dislivello lungo il quale vi consiglio di fermarvi per ammirare questa valle che – da quel punto di vista-  è ancor più spettacolare. 

Il percorso sale mediante stretti tornanti per circa 6 chilometri, con un dislivello di 565 metri si arriva direttamente a cospetto del rifugio Bosi. Dal 26 giugno al 31 Ottobre è  possibile raggiungere velocemente il rifugio con un servizio di Jeep/taxi (tel. 338 5282 447)  mentre in inverno è attivo un servizio di motoslitta con un’adrenalinica discesa in slittino (link). 

Lasciando il rifugio Bosi alla vostra destra si continua a salire per uno stretto tornante che porta direttamente sopra il rifugio. Proseguendo per  400 metri si arriva ad una piccola piramide di rocce che fu costruita dagli alpini in onore del mitico poeta Giosuè Carducci. Nel 1892 durante la sua permanenza in questa zona il poeta scrisse “Ode al Cadore” dove parlò della bellezza di questi luoghi e delle eroiche gesta di Calvi. Si dice che Giosuè Carducci volle salire fino alla cima del monte Piana, proprio lì dove passava il confine più settentrionale della Repubblica Veneta, dove oggi sorge la piramide.

Da questo punto potete seguire le indicazioni del sentiero storico che porta a scoprire le numerose trincee dai tracciati regolari e tortuosi, i pericolosi camminamenti che appaiono come disegnati tra le pareti rocciose dei vicini pendii costellati di gallerie scavate nella roccia da giovani che si combatterono furiosamente.

In quest’altopiano sono presenti svariati sentieri che si incrociano tra loro ma ovunque voi guardiate verrete rapiti dalla grande bellezza che vi circonda. L’inusuale forma di questo monte permette infatti di avere una vista che si apre a 360 in uno se non nel panorama più bello delle Dolomiti : le fotogratissime Tre Cime di Lavaredo, il maestoso gruppo del Sorapiss, il monte Cristallo  fino ai misteriosi Cadini di Misurina. 

Sul Monte Piana parecchi giovani hanno perso la vita per una guerra che ci sembra così lontana.  Oggi tra le buche delle bombe coperte di verdi prati le famiglie si siedono per un picnic e i giovani si baciano al sole. Si, le cose cambiano ma credo sia importante non dimenticare, per non ripete errori che spesso l’uomo commette innescando guerre che da sempre non portano mai a nulla. 

Sciare è senza alcun dubbio uno sport che fa entrare a contatto con la natura. Sciare è anche contemplare tutto ciò che ti circonda, emozionarsi lungo i pendii che offrono viste privilegiate su valli e montagne. E se di bei posti parliamo, continuate a leggere per scoprire le piste di Misurina e ciò che questa spettacolare zona veneta ha da offrire.

Dove si trova Misurina / come arrivare. 

Misurina è la frazione  del Comune di Auronzo con l’altitudine maggiore. Famosa, anzi, famosissima sia per il suo lago (uno tra i 3 laghi più belli del Veneto) che per le pagine di storia scritte durante la prima guerra mondiale sulla cima del Monte Piana (link). Misurina si trova a circa 24 chilometri da Auronzo di Cadore lungo la strada regionale SR48 ( 30 minuti in auto) direzione Cortina. Vi lascio anche il link per le indicazioni stradali di Google Maps.

Dove parcheggiare 

Vi consiglio di parcheggiare l’auto direttamente al parcheggio della Seggiovia Cold De Varda che si trova a Sud del lago di Misurina. Il parcheggio è gratuito e l’impianto di risalita si trova a pochi passi di distanza verso il lago. 

Le Piste e il rifugio Col de Varda

La seggiovia biposto risale rapidamente il pendio del Monte Agudo impiegando circa 10 minuti per raggiungere quota 2175 percorrendo 365mt di dislivello altimetrico. Qui vi potrete fermare ad ammirare uno stupendo panorama che spazia dalle Marmole al Sorapiss, dalla Marmolada alle Tofane, Al Cristallo fino alla Torre dei Scarperi di Sesto mentre alle spalle si trova il gruppo dei Cadini. 

Le piste sul Monte Agudo sono quattro e tutte molto divertenti.

La nera, la più difficile è la più veloce e tecnica, è nominata Pala ed è senza dubbio la più adrenalina delle 4. Scende direttamente alla sinistra del rifugio col de Varda ed è sconsigliata ai principianti … per ovvie ragioni. 

Il monte Agudo offre anche alcune piste con un livello di difficoltà ”rosso”: La col de Varda, la Mazzorana e la Sass. Non sono troppo impegnative ma molto dinamiche e panoramiche, ottime per passare una giornata all’aria aperta. 

Se il vostro intento è trascorrere un weekend o una settimana di vacanza con i vostri bambini ecco 5 cose da fare ad Auronzo/Misurina

Link alla mappa delle piste da sci di Misurina 

Tel.seggiovie: +39 0435 39013

Per imparare a sciare?

Il comprensorio di Misurina è un luogo perfetto per imparare a sciare ma per questo ci spostiamo a circa un chilometro dalla seggiovia col de Varda raggiungendo il campo scuola Loita. Qui è possibile prendere delle lezioni di sci in un ambiente naturalistico incontaminato e circondato dalla bellezza delle Dolomiti. L’impianto di risalita è di tipo Ski-lift, dalla stazione a valle situata a 1752 m sul livello del mare, arriva alla stazione a monte con un dislivello di 118 metri. 

La pista è molto semplice e adatta a muovere i primi passi verso l’apprendimento di questo sport.

Il campo scuola Loita è perfetto anche per lo sci di fondo con 2 piste tra cui scegliere.

Il percorso facile: un anello di 4 chilometri che si snoda tra panorami fiabeschi e il percorso difficile caratterizzato da numerosi sali e scendi. Per ulteriori informazioni: sci di fondo al comprensorio di Auronzo/Misurina: le più belle

In quest’articolo troverete il racconto di un’esperienza, un’avventura adatta a tutti, sia a grandi che piccini in un contesto da favola tra le innevate vette di un monte dove si è scritta parte della storia d’Italia. 

Dove si trova il Monte Piana e come raggiungerlo 

Il Monte Piana si trova in Veneto, precisamente nell’estremo nord della provincia di Belluno, a poca distanza da Auronzo di Cadore.  

Come arrivare

Da Auronzo procedete verso Nord lungo la SR48. Al bivio di Passo 3 Croci girate a destra imboccando la SP49 fino ad arrivare al bellissimo lago di Misurina, all’altezza dell’hotel Dolomiti Des Alpes girate a destra mantenendo il lago alla vostra destra per via Giude Alpine fino al parcheggio di fronte al Camping alla Baita, a pochi metri dal bar ristorante la Genzianella. Potete lasciare lì l’auto; il parcheggio è gratuito per chi decide di raggiungere il monte Piana, per chi utilizza le piste da fondo o il campo scuola sci.  Se – come me – volete facilitarvi la vita, inserite sul navigatore Google Maps “Parking place Piste Misurina, 32041 Auronzo di Cadore BL”. 

Il racconto dell’esperienza

Siamo arrivati al parcheggio Piste Misurina alle 9 circa, il sole splendeva facendo brillare la fresca distesa di neve davanti a noi dove gli sciatori di fondo erano già in attività. A pochi passi di distanza si trova la baracca nella quale è possibile prenotare la salita al monte in motoslitta, lì, dove sono accatastati gli slittini che poi serviranno per la discesa. 

Ogni motoslitta trasporta 2 persone sul sedile posteriore e altri 6 nella “carrozza di coda”: praticamente una grande e comoda slitta che viene trascinata dalla stessa motoslitta.

Comprati i biglietti abbiamo atteso circa 15 minuti fino al fatidico momento quando- come al supermercato- hanno chiamato il nostro numero precedentemente assegnato al pagamento e poi… tutti a boooordooo.

La potente motoslitta sale veloce dal pendio e in 3 minuti eccoci arrivati al primo tornante, siamo già ad una certa altitudine. Mentre effettuiamo la curva guardo il panorama sottostante e scruto la valle con un brivido. Un tornante, poi un altro, poi un altro ancora. Il cuore mi batte forte, la velocità mi emoziona e alla fine vorrei non arrivare più, è troppo divertente ma aimè, dopo 12 minuti eccoci davanti al rifugio Bosi. Scendiamo, ci consegnano lo slittino e ci informano del fatto che non c’è limite di tempo, possiamo fermarci sul pianoro per quanto vogliamo e quindi via all’esplorazione. 

Siamo andati a vedere il cannone che maestoso sembra scrutare l’orizzonte, la chiesetta e le numerose trincee dove i militari di un tempo, durante la prima guerra mondiale hanno passato freddi inverni. Per saperne di più: Monta Piana- la storia. 

Si sa, la montagna mette appetito e non c’è posto migliore del rifugio per provare alcuni piatti d’alta quota come la polenta, salsiccia e funghi o buonissimi affettati misti accompagnati da una fresca birra. 

E’ ora di ripartire, è ora di vivere la seconda parte dell’avventura. 

Inforchiamo la slitta e via, giù per il pendio. La prima parte del percorso di discesa è stata come un corso intensivo di slittino, dove – quasi istintivamente- abbiamo imparato a frenare ( con i piedi) e a governarlo spostando il peso da una parte all’altra ma sempre senza esagerare. 

Non sono più un giovanotto ma mentre scivolo verso valle sorrido ai panorami, alla sensazione di libertà che sto provando, alla fortuna di provare certe esperienze e questa in particolare. Ci fermiamo all’incirca a metà percorso, scattiamo qualche foto ricordo e poi via, sempre più veloci, sempre più sorridenti. 

In 30 minuti raggiungiamo il punto di partenza e riconsegniamo lo slittino. Ne è valsa la pena? Assolutamente si. È un’attività che consiglio anche alle famiglie, magari scendendo in due con i bambini seduti dietro.

I costi 

Il costo dell’esperienza è di 25€ a persona per salire fino al Rifugio Angelo Bosi che si trova sulla cima del monte. Il prezzo comprende anche il noleggio dello slittino per scendere o – se preferite- il ritorno in motoslitta. 

Curiosità 

Perché il monte Piana viene chiamato così? Durante la prima guerra mondiale, per una questione identificativa, i due pianori dove avvennero fasi salienti di cruente battaglie vennero chiamati rispettivamente “monte Piana” dove combattevano gli italiani e monte Piano dove si trovava il fronte austriaco.

Un’altra curiosità? Precisamente nella sommità del Monte Piana passa il confine immaginario che divide il Veneto dalla provincia autonoma di Bolzano. Lo stesso confine coincide con la frontiera datata 1753 che divideva la repubblica di Venezia con l’impero austriaco. 

Se come me siete amanti della natura, appassionati di montagna e di camminate, troverete utile quest’articolo nel quale vi parlo di un’escursione molto bella consigliata sia in estate che in inverno: Dal rifugio col De Varda al Rifugio città Carpi. 

Se deciderete di intraprendere il sentiero in inverno mi raccomando di verificare prima la situazione della neve.

Come raggiungere il sentiero

Ci troviamo a Misurina in provincia di Belluno, a poco meno di mezz’ora d’auto da Cortina d’Ampezzo e a 25 minuti da Auronzo. Il lago di Misurina, bellissimo in estate, durante i mesi più freddi dell’anno appare ghiacciato e coperto da un tappeto di soffice neve, luogo perfetto per una ciaspolata poco impegnativa. 

Consiglio di lasciare l’auto al parcheggio gratuito degli impianti di risalita situato a sud del lago. Da qui potete raggiungere il rifugio Col De Varda in 10 minuti con la seggiovia o iniziare la camminata caratterizzata da un dislivello aggiuntivo di 365 metri con circa 3 km aggiuntivi di itinerario( tutti in salita).

In entrambi i casi il punto di partenza del sentiero 120A è di fronte all’arrivo dell’impianto di risalita mentre sulla sinistra si trova il rifugio Col De Varda. Bellissimo il panorama che vi consiglio di ammirare dalla sua terrazza panoramica dove l’occhio spazia dalle Marmole al Sorapiss, dalla Marmolada alle Tofane, Al Cristallo fino alla Torre dei Scarperi di Sesto mentre alle spalle si trova il gruppo dei Cadini. 

Specifiche tecniche del sentiero

Lunghezza:  3,7 chilometri 

Dislivello totale:  160 metri

Difficoltà: semplice per tutti ( anche famiglie con i bimbi)

Punti di ristoro: rifugio città Carpi, rifugio Col de Varda

Sentiero per città Carpi 

In presenza di neve il sentiero 120A è sempre ben battuto ma nel caso di fresca nevicata o verso fine stagione – quando la neve risulta morbida – vi consiglio di indossare le ciaspole. 

Il sentiero inizia in discesa sulla parte sinistra della pista di sci alpino che raggiunge valle. Da subito verrete attorniati dalla bellezza dei picchi dei Cadini e di Col De Varda mentre dall’altra parte della valle d’Anisei si vede la lunghissima catena delle Marmole.

La prima parte del percorso si sviluppa tra boschi di larici fino ad arrivare ad un bivio dove svoltando a destra si raggiunge Malga Maraia  (ben indicata con segnaletica) ma per Città Carpi si prosegue dritto. 

Da qui il panorama si inizia ad aprire mentre verrete accompagnati da una distesa di pino mugo che copre quasi interamente il fianco della montagna. In circa 30 minuti raggiungerete uno tra i punti panoramici più belli del percorso, dove con una stretta curva a sinistra il sentiero segue la montagna. Vi consiglio di sedervi proprio lì  e ammirare  la vista davanti a voi sulla Marmolada e le 5 Torri. 

La discesa termina più o meno in un paio di chilometri e dopo un breve tratto pianeggiante il sentiero inizia a salire. Lungo il tratto finale dell’escursione alla vostra destra in fondo alla valle si trova la verde riserva naturale di Somadida che dall’alto appare come una fitta e misteriosa foresta apparentemente impenetrabile. 

Ultima leggera salita lungo Forcella Maraia ed ecco in lontananza incastonato tra i pendii il rifugio città Carpi, rifugio davvero molto fotogenico. Molto bella la vista dalla panchina sotto la croce, un altro ottimo punto di osservazione.

Curiosità: 

Il rifugio Citta di Carpi  prende il nome del Club Alpino della sezione Carpi, omaggiando il reparto per il loro venticinquesimo anniversario di fondazione. Il rifugio è stato inaugurato nel 1970 ed è stato dedicato alla memoria del capitano Manfredo Tarabini. 

Da forcella Maraia prosegue il sentiero 121 che attraversa Val D’Onge fino ad arrivare a Cason de la Cosera. 

Letture suggerite

Altri rifugi in zona? Alcuni tra i rifugi più belli e interessanti del Veneto 

Un altro bel sentiero da percorrere? Sentiero per rifugio Fonda Savio 

In vacanza con la famiglia? 5 cose da fare con i bambini ad Auronzo e Misurina

Ci sono diversi tipi di fotografie: quelle di famiglia, quelle scattate con gli amici per ricordare dei bei momenti e poi ci sono le fotografie di panorami: quegli indimenticabili scatti che imprimono per sempre un momento rendendolo eterno. In quest’articolo voglio suggerirvi 4 luoghi spettacolari dove scattare memorabili foto nel comprensorio di Auronzo Misurina.

Lago di Antorno

Lago Antorno

Un luogo da fotografare nel comprensorio di Auronzo/Misurina è senza dubbio il lago di Antorno. Un piccolo lago montano che si trova a brevissima distanza da Misurina (2 km) e a 16 chilometri da Auronzo. 

La sua caratteristica più bella è la natura che lo circonda . Il camminamento che porta alla sua scoperta anche se breve è caratterizzato da bellissimi ponticelli in legno e passerelle che permettono di inoltrarsi nel bosco sito alla sua estremità verso la montagna. 

Molto bella e caratteristica la sua isola naturale che lo rende unico e spettacolare in ogni suo aspetto, specialmente quando il cielo è azzurro e il riflesso restituisce una speculazione perfetta. 

L’acqua del lago non è molto profonda e non è raro vedere le trote iridee che lentamente nuotato nelle placide acque. Vi lascio il link su come raggiungere il parcheggio del lago con —> Google Maps e le coordinate GPS:  46.59107 – 12.26355 (46°35’28” N – 12°15’49” E).

Lago di Misurina

Lago di Misurina

Il lago di Misurina è sicuramente un altro protagonista dell’area e merita senza dubbia sosta per una foto. Il punto migliore dove scattare è dal parcheggio che si trova a pochi metri dalla strada principale, precisamente davanti al bar. 

Il lago di Misurina da qualsiasi punto lo guardi sembra una cartolina. Da questo idilliaco luogo iniziano molti sentieri che portano all’esplorazione delle montagne circostanti e dei remoti rifugi da conquistare passo dopo passo.

Paura di annoiarsi? Impossibile. Al lago di Misurina nei mesi più caldi è possibile noleggiare un pedalò per un bel giretto in famiglia o – già semplicemente – sedersi in una delle tante panchine per godere della frizzante aria di montagna. 

Vista dal rifugio Fonda Savio

Rifugio Fonda Savio

Il rifugio Fonda Savio è – secondo me- uno dei più bei rifugi del comprensorio di Auronzo Misurina. Dal rifugio sembra di essere a due passi dal cielo con la possibilità di toccare con mano le veloci nuvole che riescono a far cambiare il paesaggio ogni minuto. Non è un segreto che la particolarità del cielo aiuta il fotografo a rendere ancor più profonde e particolari gli scatti.

Il rifugio si raggiunge mediante un sentiero che vi porterà a vedere numerosissimi panorami differenti tra loro e anch’essi capaci di suscitare emozioni degne di scatti memorabili. 

Per più informazioni riguardo il rifugio Fonda Savio e tutto ciò che è necessario sapere sul sentiero ecco il link —> Sentiero per Rifugio Fonda Savio 

Le tre cime di Lavaredo

Chi non ha mai sentirlo parlare delle 3 cime di Lavaredo? Un luogo iconico e patrimonio dell’Unesco, un posto difficile da dimenticare. Per vederle da vicino non c’è posto migliore al mondo che dal versante Veneto, precisamente dal rifugio Auronzo che si trova a poca distanza da Misurina e da Auronzo di Cadore. 

Da qui un camminamento vi porterà alla scoperta delle 3 Cime, sta a voi trovare l’angolatura migliore per uno scatto durerà per sempre ;-). 

Per quanto riguarda il “come arrivare” costi, parcheggi etc eccovi il link a Visitare le 3 Cime di Lavaredo in Estate