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Maggio 2023

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Credo che la storia di ogni paese sia molto importante e come tale debba essere custodita e preservata. Se vi trovate ad Auronzo e vorrete immedesimarvi per un po’ nella vita paesana d’un tempo quest’articolo fa sicuramente a caso vostro, infatti oltre alla piazza e la chiesa,. il lavatoio e il macello erano punti di aggregazione fondamentali per la vita del paese.

Il macello pubblico

Il Macello pubblico è facilmente raggiungibile dal centro di Auronzo, si trova a poca distanza dal municipio. Tenendo il municipio alle vostre spalle voltate a destra lungo via Stadio fino ad arrivare a via Piave, da lì girate a sinistra per via de Filippo, il macello si troverà alla vostra sinistra.

Un tempo le famiglie di Auronzo macellavano i propri animali in casa, in maniera autonoma. Con la crescita dell’allevamento e del paese, si è reso necessario riservare degli spazi specifici, isolati dalle abitazioni, adibiti alla macellazione degli animali. Il macello pubblico di Auronzo adibiva proprio a questa funzione, era un luogo d’aggregazione frequentato dagli uomini del villaggio, per alcuni la macellazione era un vero e proprio giorno di festa. La carne non si mangiava ogni giorno, non era reperibile, le bestie erano molto più valorizzate e i più piccoli erano consapevoli del sacrificio dell’animale.

Il lavatoio comunale.

Il lavatoio si trova a poche decine di metri dal Macello pubblico, proseguendo per la strada in salita.

 

Perché dedicare attenzione a queste strutture non certo famose per il loro valore artistico? Semplicemente perché hanno fatto parte della vita quotidiana di svariate generazioni di donne fino a pochi anni fa. Oggi non è neppure immaginabile la fatica delle massaie che chine nei lavatoi strofinavano a mano i panni in queste aree pubbliche. Qui si sono tramandate storie e leggende come il gallo punzecchiato tre volte. Le notizie giravano di bocca in bocca, più veloce dei giornali. Si raccontavano veri spaccati di vita quotidiana che caratterizzavano i nostri paesi e le nostre città. Mentre le mamme lavavano i panni i numerosi bambini giocavano spensierati tra i prati lì accanto.

Il lavatoio di Auronzo è stato recentemente ristrutturato, è presente una bella tettoia in legno posta a protezione della lunga vasca dove un tempo le massaie sfregavano i panni. Ci siamo soffermati ad ascoltare il gorgoglio dell’acqua avvolti dal silenzio poco consono al passato di questo posto speciale.

La Madonna della Grotta

Se si prosegue lungo la strada in salita per circa 200 metri si arriva alla chiesetta a cielo aperto dedicata alla Madonna di Lourdes. Questo è un posto molto carino dove fermarsi magari a leggere un bel libro o semplicemente per ascoltare il silenzio rotto dai rumori del bosco e della natura che circonda la bellissima Auronzo di Cadore. Interessante anche la campana posta sopra la statua della Madonna il cui suono è udibile in tutto il paese.

Questa breve camminata è percorribile da tutti con facilità, la strada in salita non è molto lunga e quindi poco faticosa. La strada asfaltata è adatta anche ai disabili. Questa breve escursione a pochi passi dal centro richiede meno di un’ora di tempo in totale.

Custodita e protetta tra le montagne, a poca distanza da Auronzo di Cadore e dal mitico lago di Misurina, si trova una foresta che pare incantata, dove animali, insetti e alti alberi vivono tra loro in simbiosi, sto parlando della foresta di Somadida.  Questa foresta fa parte di una riserva istituita nel 1972 e si estende per una superficie di 1676 ettari.

Come arrivare

Raggiungere la foresta di Somadida è facile e il parcheggio per l’auto è comodo e agevole. Da Auronzo si percorre la strada regionale 48 direzione Misurina. Dopo 16,6 km si arriva a Palaus San Marco, sulla sinistra noterete il cartello in foto che indica dove dovrete svoltare per raggiungere il parcheggio gratuito.

Il percorso informativo

Dopo aver parcheggiato l’auto, oltrepassate il ponticello e in pochi passi arriverete nel complesso di graziose case in legno dove inizia il bel percorso alla scoperta dell’area. Subito sulla destra troverete una mappa indicante l’area protetta e il territorio di cui ne fa parte mentre sulla sinistra ecco il centro ecologico. All’interno della caratteristica casetta in legno tra i pannelli esplicativi si possono scoprire gli animali che vivono in quest’area come il tasso, la martora, l’ermellino e la volpe. In esposizione si trovano alcuni vasi contenenti veri serpenti conservati in alcol.

A poca distanza si raggiunge una biblioteca pubblica dove è possibile sfogliare mappe, guide, libri di saggistica e narrativa anche per ragazzi. I libri si possono consultare gratuitamente, noi ci siamo seduti  in una panchina tra le strutture in legno approfondendo la nostra conoscenza di questo interessante territorio.

Dietro la biblioteca si trova una grande zattera costruita a mano, ma questo non certo un luogo dove ci si aspetta di trovarla che dite? Un motivo c’è, anzi, una vera e propria parte di storia del Veneto e di Venezia. Questa zattera è chiamata Raso, veniva utilizzata per trasportare il legname a Venezia per la costruzione di barche, case e non solo. Il prezioso legname era trasportato a valle per chilometri e chilometri lungo fiumi a tratti impetuosi e difficili. Era un lavoro pericoloso e solo pochi erano i coraggiosi che sfidavano le forze della natura per arrivare fino a Venezia con questi grandi carichi di legno.

Il giardino delle Farfalle

Vicino si trova il giardino delle farfalle, un percorso carino dove nei mesi primaverili ed estivi è possibile vedere alcune specie di farfalle. Questo spazio nasce nel 2012 come strumento di educazione ambientale volto ad avvicinare tutti i visitatori ad un mondo meraviglioso e poco conosciuto, quale quello delle farfalle.

Le farfalle hanno un complesso ciclo biologico caratterizzato dalla metamorfosi da bruco che trova ospitalità in una particolare pianta. Questo bruco gioca un ruolo chiave nella impollinazione. Per questo, le farfalle sono uno dei gruppi di animali più adatti a monitorare i cambiamenti ambientali.

S.O.S. farfalle è una rete di giardini che ha l’obiettivo di aiutare le farfalle a vivere meglio, dimostrando come ognuno di noi possa contribuire in piccolo per ingrandire questa rete. Se nel proprio giardino si privilegiassero alcune piante come finocchio selvatico, si favorirebbe la salvaguardia di questi insetti.

La foresta

Qui tutt’intorno si è circondati da alberi d’alto fusto che ti fanno sentire piccolo a loro confronto. La nostra passeggiata ci ha portati lungo dei sentieri nel cuore di questa foresta. Accompagnati dal rumore di rami secchi e dallo stormire sommesso di foglie che sembravano parlarci abbiamo scoperto fiori, muschi e licheni che caratterizzano il sottobosco. Davvero un bel percorso anche per i più piccoli, visitare la foresta di Somadida è un’esperienza sicuramente da fare.

Oggi vi portiamo alla scoperta di un angolo del comprensorio di Auronzo/Misurina dove è possibile vedere i resti di un’antica strada romana che un tempo attraversava il Cadore tra spettacolari panorami e belle chiese, come il Santuario della Madonna di Loreto.

Lozzo di Cadore è situato a circa 10 minuti da Auronzo. Il paesino conta poco più di 1600 abitanti e sorge ad un’altitudine di 756 m.s.l.d.m. nei pressi del Rio Rin. Per raggiungere la via romana e il santuario – dopo essere arrivati a Lozzo – seguite le indicazioni per il campo sportivo, di fronte si trova un parcheggio gratuito accanto ad un parco giochi. Dopo aver lasciato l’auto proseguite per la strada in salita per poi imboccare Via Loreto, dopo circa 300 metri la strada asfaltata termina ed inizia un breve tratto sterrato. Si aprirà un panorama nella valle sottostate con panchine dove sedersi per un picnic, per i più piccoli sono presenti dei giochi dove passare del tempo spensierato; il santuario di Loreto è a 100 metri.

Il santuario è stato costruito rispettando le forme del gotico postumo, riconoscibili nel coro pentagonale e nel soffitto a volta con nervature che intrecciano stelle fantasiose. La forma attuale è dovuta a successive aggiunte di  sagrestia, corridoio e cappellina. Il portico antistante è sorretto da robuste colonne lignee e racchiude un’area vasta più della navata per l’accoglienza dei fedeli.

La copertura a ripidi spioventi è a scandole lignee. Adornano l’interno una fastosa trabeazione e seicenteschi altari lignei intagliati e dorati alla maniera di Girolamo Comuzzo, celebre maestro intagliatore di Gemona del XVII secolo.

Le due pale classicheggianti sono opera di Tomaso Da Rin (1838-1922) di Laggio; una rappresenta l’immagine lauretana della Vergine, di Laggio; una rappresenta l’immagine lauretana della Vergine, l’altra Maria bambina.

Proseguendo per il sentiero in salita dove l’occhio spazia tra le montagne, la valle sottostante e paesini, si iniziano ad intravedere le profonde carreggiate scavate nella roccia viva dal passaggio di migliaia di carri trainati da asini e buoi. Questo è un interessantissimo ritrovamento che testimonia quest’opera ritenuta preromana o d’epoca romana. La strada proseguiva pianeggiante nel bosco fino al franamento della Ruoiba, per scendere poco dopo ai Treponti, punto di congiunzion

e con la via per Auronzo e per il Comelico.

Sicuramente in passato Lozzo di Cadore ricopriva un ruolo fondamentale, specialmente sotto l’aspetto viario. Attraverso questo passaggio si sviluppava la gran parte del traffico diretto o proveniente dal resto del Cadore e dalla pianura.

Tratto dal libro “Pagine di Storia e Itinerari turistici di Lozzo di Cadore” del Maestro Ezio Baldovin.

“A quanto pare, fu accolta con poco favore la idea di una possibile primitiva strada che, attraverso Revis, collegasse Lozzo verso occidente al resto del Cadore; attendibile appare l’importanza attribuita nei secoli alla cosiddetta via “dei coleniei”, qualche decina di metri più alta di quella che oggi conduce alla cinquecentesca chiesetta della Madonna della Neve, in Val di Croce, in territorio di Domegge. In senso opposto, dal ponte di Lozzo sul Rin, la strada saliva alla Piazza Vecchia del paese, oggi intitolata a Pietro Fortunato Calvi, e alla Riva de Brodevin; superava l’antica necropoli e proseguiva spedita verso est per Crodego, le Astre, col Campion e Loreto.

Il comprensorio di Auronzo di Cadore è conosciuto per i suoi laghi ,per le tre Cime di Lavaredo , le molte attività che si possono svolgere anche con i bambini , ma pochi conoscono le misteriose rovine romane situate nel punto panoramico più bello del paese.

Oggi vi portiamo alla scoperta del Santuario Romano lungo un breve itinerario culturale e naturalistico che si sviluppa a poca distanza dal centro di Auronzo, precisamente dietro al cimitero con parcheggio gratuito.

In questa zona nel 2016 iniziarono i lavori di riqualificazione del complesso archeologico monte Calvario che valorizzarono la zona costruendo un solido sentiero. Il rinnovato percorso accessibile anche con i passeggini, guida il visitatore alla scoperta della zona.

Gli scavi allo stato attuale hanno rivelato almeno due fasi di costruzione del santuario, entrambe certamente riconducibili al periodo di età romana.

Si pensa che in precedenza i romani edificarono un basso recinto murario posto a sud rispetto la zona del pianoro, un blocco di travertino squadrato è stato recuperato al di la del muro, per gli studiosi un vero e proprio altare. In un secondo momento è stato realizzato un terrazzo in piano dove sono state collocate grosse scaglie di arenaria rossa, proprio qui sono stati ritrovati interessanti manufatti. Nel santuario di Auronzo il culto era rivolto a divinità chiamate maisteratorbos ‘(ai) Maisteratores”; lo stesso nome ricorre, abbreviato su monete di età romana.

Molto interessante sapere che in epoca romana il veneto antico aveva una propria scrittura, un alfabeto derivato da modelli etruschi documentati da iscrizioni su pietre, ceramiche e metalli. La scrittura si poteva leggere sia da destra che da sinistra, tra le parole non c’erano spazi e le tabelle con gli esercizi per imparare a scrivere, venivano riprodotte in bronzo per essere offerte alla divinità. Ciò prova il legame peculiare tra la scrittura e il culto, infatti un’ importate testimonianza è il ritrovamento di uno stilo ( strumento romano di scrittura) tra le rovine del santuario. Si pensa che fu probabilmente offerto alle divinità.

Le iscrizioni di Auronzo mostrano come la scrittura locale sia continuata anche dopo la romanizzazione, se pur con evidenti interferenze con l’alfabeto latino: il mantenimento di caratteri alfabetici locali potrebbe inquadrarsi in quel piano di restaurazione dell’età di Augusto, per cui la ripresa o la rivisitazione di culti tradizionali favoriva la legittimazione del potere politico romano.

Questo percorso è reso ancor più interessante dai molteplici pannelli posti lungo il tragitto mediante i quali si ha la possibilità di approfondire la scoperta di questo luogo storico. Oltre alla storia, la magia di questo posto è attribuibile alla posizione panoramica dalla quale è possibile ammirare il lago dall’alto e le montagne che lo circondano. Secondo me, questo è uno dei punti panoramici più belli di Auronzo.

Se vi piace la storia, questa non è l’unica testimonianza d’età romana. Poco più a valle infatti, vi consiglio di scoprire i resti della strada romana nel vicino paesino di Lozzo, famoso anche per i suoi romantici mulini tutt’ora funzionanti.

Tra le Dolomiti, lungo la strada statale 52 che percorre la valle d’Ansiei da Pieve di Cadore ad Auronzo c’è un luogo misterioso e non molto conosciuto: un posto dove la storia diventa leggenda.

Qui il fiume Piave incontra il fiume Ansiei in località Tre Ponti. Il nome di questo luogo deriva dal ponte triplo che collegava la valle D’Ansiei con la valle del Comelico e il Cadore. Il ponte purtroppo non c’è più, fu fatto brillare nel 1917 dagli italiani per fermare l’avanzata austriaca. Esattamente in questo angolo di bellezza montana si trovavano i resti di un ex centro termale al tempo molto famoso: i Bagni di Gogna, un luogo dall’atmosfera surreale che ha ispirato leggende e racconti.

Gogna era conosciuta già dal 1500: anche Cesare Vecellio descrisse i poteri curativi delle acque che scaturivano dalle quattro sorgenti. Si narra che Giulio Cesare si fermava in questo luogo durante i suoi viaggi per raggiungere Aquileia. Una tra tutte le leggende che aleggiano in questa zona è la storia di Attila che verso la conquista d’Italia passò per il Cadore e per l’antica città di Agònia che distrusse ma non prima di innamorarsi di una bella Cadorina che portò via con se.

Fu nel 1800 che questo luogo raggiunse il massimo della fama grazie all’edificazione di un vero e proprio centro termale all’avanguardia che divenne un centro turistico rinomato e conosciuto in tutt’Italia. Lo stabilimento era diviso in due parti: prima e seconda classe in due edifici dotati di caldaie che scaldavano l’acqua alla temperatura ideale. Immergersi in queste acque era consigliato per la cura dei reumatismi, dolori articolari e per problemi gastrointestinali.

Ben 24 erano le camere da bagno caratterizzate da vasche in pietra dove ci si immergeva e ci si rilassava, alcune di queste vasche sono tutt’ora visibili. In quest’area è oggi possibile conoscere la storia di questo luogo grazie anche alle informazioni riportate nei pannelli esplicativi esposti in zona .

La prima guerra mondiale segnò purtroppo il declino dei bagni di Gogna, le strutture infatti vennero requisite dallo stato italiano e trasformate in ospedale da campo. Alla fine della prima guerra mondiale lo stabilimento divenne una colonia infantile. Nel 1966 una spaventosa alluvione colpì la zona di Auronzo e il fango sommerse le sorgenti e i fabbricati.

Al giorno d’oggi possiamo vedere solamente i resti di ciò che un tempo era un posto frequentatissimo. La sorgente si trova ancora lì, con il suo caratteristico odore di zolfo percepibile tra gli alberi di questo bosco misterioso. La visita è consigliata a tutti, interessante ripercorrere parte della storia del Cadore in una breve passeggiata  a pochi passi dal Piave e da Auronzo di Cadore

Altre esperienze da fare in zona? A poca distanza si trova il caratteristico villaggio di Lozzo con i suoi mulini